Tutto iniziò nel 1576: a Genova si scommetteva su chi, tra i 120 nobili della città, sarebbe entrato nel Serenissimo Collegio. Si chiamava Gioco del Seminario ed è a tutti gli effetti il più antico parente del gioco del lotto. Presto però venne copiato in altre città italiane. A Torino ad esempio si puntava sulle zitelle: ai 90 numeri venivano associate altrettante fanciulle bisognose e in età di marito. Le cinque che venivano estratte a sorte ricevevano una dote pari a cento lire a testa. Con sfumature diverse, ma con lo stesso entusiasmo, il lotto è arrivato fino a giorni nostri. Negli archivi del Gioco del Lotto abbiamo cercato di scoprire qualche cosa di più sul gioco nazional popolare più antico. E abbiamo scoperto che è strettamente legato alla nostra storia, per almeno otto motivi
Si giocava già nell’Antica RomaLa sorte è sempre stata molto affascinante per gli antichi romani. A Roma, durante i Saturnali di dicembre veniva estratto un numero tra i partecipanti alla lotteria. Si giocava su tavolette di legno.
Così nacque la tombolaA Napoli il gioco si sviluppa grazie ai Borbone: è il futuro Carlo III di Spagna, nel 1735, a riorganizzare il Lotto cittadino, nonostante le critiche del monaco domenicano padre Rocco. Le estrazioni si moltiplicano, passando da nove a diciotto nell’arco dell’anno. Padre Rocco si deve accontentare della sospensione del gioco nella settimana di Natale. La gente non gradisce affatto questa limitazione, e rimedia inventando la tombola, il più tipico dei giochi natalizi.
Così potevi vincere una casaA Venezia, verso la metà del '600, veniva organizzata dal Consiglio dei Pregadi, una lotteria il cui montepremi era "un lotto" di immobili. La lotteria venne chiamata "Lotto del Ponte di Rialto", e il montepremi complessivo aveva un valore vicino ai centomila ducati: una vera fortuna per l’epoca. Ad Amersfoort, non lontano da Amsterdam, nel 1500 alcuni cittadini pensarono di sfruttare la passione del gioco per regolare alcune proprietà non facilmente divisibili. L'idea ebbe successo, ed in seguito venne regolamentato il "Lotto di Olanda".
Un aiuto concreto alle cittàA Genova, ad esempio, il notevole successo del gioco del Seminario, a fine 500’ consentì alla città di affrontare il costo di 500 mila lire genovesi necessario per la fortificazione della città. A Milano, nel 1783, l’Imperatore Giuseppe II ordinò che il Lotto fosse amministrato direttamente dalla Regia Camera che doveva trattenere gli utili al fine di “meglio sistemare le Scuole per la gratuita o meno Istruzione della Gioventù del Popolo”. A Napoli, nel 1811, gli utili del Lotto erano devoluti sotto forma di contributi al Monastero delle Cappuccine, all’Ordine dei Frati Mendicanti e al Conservatorio di San Vincenzo. In altre città il Lotto era utilizzato come premio per le ragazze nubili bisognose con “sussidi dotali”.
Così vennero completati Montecitorio e la Fontana di TreviFu lo Stato Pontificio a legare saldamente il Lotto all’arte. La prime tracce, infatti, risalgono a fine Seicento quando Papa Innocenzo XII autorizzò a riversare le entrate del gioco del Lotto per il completamento di palazzo di Montecitorio, l’attuale sede della Camera dei Deputati italiana. Tra il 1732 e il 1737 furono spesi oltre un milione di scudi per la costruzione di importanti monumenti come la Fontana di Trevi o la facciata e il portico di S. Giovanni in Laterano a Roma.
La fortuna è una ruota che giraLe “ruote”, le città in cui hanno luogo le estrazioni, tradizionalmente erano otto. Nel 1939 diventano dieci per l’aggiunta di Cagliari e di Genova, in omaggio alla città che al Lotto aveva dato i natali. Sì, perché non dimentichiamoci che le origini del gioco risalgono a più di quattrocento anni fa: al 1576, quando a Genova nacque il Gioco del Seminario. Due volte l’anno i cinque nuovi membri del governo, venivano scelti grazie ad un sorteggio tra i nomi dei novanta nobili che erano stati imbussolati in un’urna detta, appunto, “seminario”. I cittadini genovesi scommettevano sul risultato dell’estrazione e il gioco ebbe un successo clamoroso, tanto che le autorità, sempre a caccia di “palanche”, importarono da Torino anche il cosiddetto “lotto delle zitelle”. Nel 1682 alcuni mercanti liguri introdussero a Napoli il meccanismo delle puntate e delle estrazioni, battezzandolo col nome accattivante di Bonafficiata.
A Napoli ogni occasione è buonaA Napoli, la gente scommette su tutto, sul sesso del nascituro, sulla morte del Papa, del sovrano e di ogni personaggio pubblico che appaia in pericolo di vita. Nel 1767, nel 1779, nel 1794, quando il Vesuvio erutta con particolare violenza, la gente sfila in processione dietro la statua di san Gennaro e consulta un libro fondamentale: la smorfia. Quasi un testo sacro. Si tratta di una collezione delle immagini notturne che giungono da Morfeo, la divinità del sonno e dei sogni, e dei numeri a ciascuna di esse associati.
Scommettere sulla bellezzaDal 1997 ad oggi anche con il contributo del Gioco del Lotto, oltre 1 miliardo e 800 milioni di euro, sono tornati all’antico splendore gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova, la Reggia di Venaria a Torino, il palazzo Ducale di Mantova e quello di Urbino, Palazzo Barberini e il Pantheon a Roma, la galleria Nazionale Umbra di Perugia, il teatro Petruzzelli di Bari, il teatro greco di Siracusa, la Pinacoteca Nazionale di Cagliari, il Complesso di Palazzo Reale di Genova, il Complesso di San Pancrazio di Cagliari, Castel Sant’Elmo di Napoli, il Palazzo della Triennale di Milano, La Galleria degli Uffizi di Firenze, le Gallerie dell’Accademia di Venezia e l’Archivio di Stato di Palermo