8 Marzo Cosa Si Festeggia....

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view post Posted on 25/2/2014, 17:02
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Giornata internazionale della donna

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La mimosa, simbolo italiano della Festa della donna.

La giornata internazionale della donna (comunemente definita festa della donna) ricorre l'8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne, sia le discriminazioni e le violenze cui esse sono ancora fatte oggetto in molte parti del mondo. In Italia questa celebrazione si è tenuta per la prima volta nel 1911: nel 2011 si è tenuto il primo centenario.

Storia

Il «Woman's Day» negli Stati Uniti (1908-1909)


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Clara Zetkin

Nel VII Congresso della II Internazionale socialista, tenuto a Stoccarda dal 18 al 24 agosto 1907, nel quale erano presenti 884 delegati di 25 nazioni - tra i quali i maggiori dirigenti socialisti del tempo, come i tedeschi Rosa Luxemburg, Clara Zetkin, August Bebel, i russi Lenin e Martov, il francese Jean Jaurès - vennero discusse tesi sull’atteggiamento da tenere in caso di una guerra europea, sul colonialismo e anche sulla questione femminile e sulla rivendicazione del voto alle donne.

Su quest'ultimo argomento il Congresso votò una risoluzione nella quale si impegnavano i partiti socialisti a «lottare energicamente per l’introduzione del suffragio universale delle donne», senza «allearsi con le femministe borghesi che reclamano il diritto di suffragio, ma con i partiti socialisti che lottano per il suffragio delle donne». Due giorni dopo, dal 26 al 27 agosto, fu tenuta una Conferenza internazionale delle donne socialiste, alla presenza di 58 delegate di 13 paesi, nella quale si decise la creazione di un Ufficio di informazione delle donne socialiste: Clara Zetkin fu eletta segretaria e la rivista da lei redatta, Die Gleichheit (L’uguaglianza), divenne l’organo dell’Internazionale delle donne socialiste.

Non tutti condivisero la decisione di escludere ogni alleanza con le «femministe borghesi»: negli Stati Uniti, la socialista Corinne Brown scrisse, nel febbraio del 1908 sulla rivista The Socialist Woman, che il Congresso non avrebbe avuto «alcun diritto di dettare alle donne socialiste come e con chi lavorare per la propria liberazione». Fu la stessa Corinne Brown a presiedere, il 3 maggio 1908, causa l’assenza dell’oratore ufficiale designato, la conferenza tenuta ogni domenica dal Partito socialista di Chicago nel Garrick Theater: quella conferenza, a cui tutte le donne erano invitate, fu chiamata «Woman’s Day», il giorno della donna. Si discusse infatti dello sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro, delle discriminazioni sessuali e del diritto di voto alle donne.

Quell’iniziativa non ebbe un seguito immediato, ma alla fine dell'anno il Partito socialista americano raccomandò a tutte le sezioni locali «di riservare l’ultima domenica di febbraio 1909 per l’organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile». Fu così che negli Stati Uniti la prima e ufficiale giornata della donna fu celebrata il 28 febbraio 1909.


La Conferenza di Copenaghen (1910)

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Aleksandra Kollontaj

Il lunghissimo sciopero, che vide protagoniste più di 20.000 camiciaie newyorkesi, durato dal 22 novembre 1908 al 15 febbraio 1909, fu considerato, nel Woman's Day tenuto a New York il successivo 27 febbraio, come una manifestazione che univa le rivendicazioni sindacali a quelle politiche relative al riconoscimento del diritto di voto femminile. Le delegate socialiste americane, forti dell'ormai consolidata affermazione della manifestazione della giornata della donna, decisero pertanto di proporre alla seconda Conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi nella Folkets Hus (Casa del popolo) di Copenaghen dal 26 al 27 agosto 1910 - due giorni prima dell'apertura dell'VIII Congresso dell'Internazionale socialista - di istituire una comune giornata dedicata alla rivendicazione dei diritti delle donne.

Negli ordini del giorno dei lavori e nelle risoluzioni approvate in quella Conferenza non risulta che le 100 donne presenti in rappresentanza di 17 paesi abbiano istituito una giornata dedicata ai diritti delle donne: risulta però nel Die Gleichheit, redatto da Clara Zetkin, che una mozione per l'istituzione della Giornata internazionale della donna fosse «stata assunta come risoluzione».

Mentre negli Stati Uniti continuò a tenersi l'ultima domenica di febbraio, in alcuni paesi europei - Germania, Austria, Svizzera e Danimarca - la giornata della donna si tenne per la prima volta il 19 marzo 1911 su scelta del Segretariato internazionale delle donne socialiste. Secondo la testimonianza di Aleksandra Kollontaj, quella data fu scelta perché, in Germania, «il 19 marzo 1848 durante la rivoluzione il re di Prussia dovette per la prima volta riconoscere la potenza di un popolo armato e cedere davanti alla minaccia di una rivolta proletaria. Tra le molte promesse che fece allora e che in seguito dimenticò, figurava il riconoscimento del diritto di voto alle donne». In Francia la manifestazione si tenne il 18 marzo 1911, data in cui cadeva il quarantennale della Comune di Parigi.

Non fu però ripetuta tutti gli anni, né celebrata in tutti i paesi: in Russia si tenne per la prima volta a San Pietroburgo solo nel 1913, il 3 marzo, su iniziativa del Partito bolscevico, con una manifestazione nella Borsa Kalašaikovskij, e fu interrotta dalla polizia zarista che operò numerosi arresti. In Germania, dopo la celebrazione del 1911, fu ripetuta per la prima volta l'8 marzo 1914, giorno d'inizio di una «settimana rossa» di agitazioni proclamata dai socialisti tedeschi, mentre in Francia si tenne con una manifestazione organizzata dal Partito socialista a Parigi il 9 marzo 1914.


L'8 marzo 1917

Le celebrazioni furono interrotte dalla Prima guerra mondiale in tutti i paesi belligeranti, finché a San Pietroburgo, l'8 marzo 1917 (il 23 febbraio secondo il calendario giuliano allora in vigore in Russia) le donne della capitale guidarono una grande manifestazione che rivendicava la fine della guerra: la fiacca reazione dei cosacchi inviati a reprimere la protesta incoraggiò successive manifestazioni di protesta che portarono al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell'appoggio delle forze armate, così che l'8 marzo 1917 è rimasto nella storia a indicare l'inizio della «Rivoluzione russa di febbraio». Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, il 14 giugno 1921 la Seconda conferenza internazionale delle donne comuniste, tenuta a Mosca una settimana prima dell’apertura del III congresso dell’Internazionale comunista, fissò all'8 marzo la «Giornata internazionale dell'operaia».

In Italia la Giornata internazionale della donna fu tenuta per la prima volta soltanto nel 1922, per iniziativa del Partito comunista d'Italia, che volle celebrarla il 12 marzo, in quanto prima domenica successiva all'ormai fatidico 8 marzo. In quei giorni fu fondato il periodico quindicinale Compagna, che il 1º marzo 1925 riportò un articolo di Lenin, scomparso l'anno precedente, che ricordava l'8 marzo come Giornata internazionale della donna, la quale aveva avuto una parte attiva nelle lotte sociali e nel rovesciamento dello zarismo.

La connotazione fortemente politica della Giornata della donna, l’isolamento politico della Russia e del movimento comunista e, infine, le vicende della Seconda guerra mondiale, contribuirono alla perdita della memoria storica delle reali origini della manifestazione. Così, nel dopoguerra, cominciarono a circolare fantasiose versioni, secondo le quali l’8 marzo avrebbe ricordato la morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, facendo probabilmente confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle, nella quale morirono 146 lavoratori, in gran parte giovani donne immigrate dall'Europa. Altre versioni citavano la violenta repressione poliziesca di una presunta manifestazione sindacale di operaie tessili tenutasi a New York nel 1857, mentre altre ancora riferivano di scioperi o incidenti verificatesi a Chicago, a Boston o a New York.

Nonostante le ricerche effettuate da diverse femministe tra la fine degli anni settanta e gli ottanta abbiano dimostrato l'erroneità di queste ricostruzioni, le stesse sono ancora diffuse sia tra i mass media che nella propaganda delle organizzazioni sindacali.


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Compare la mimosa

Nel settembre del 1944 si creò a Roma l’UDI, Unione Donne in Italia, per iniziativa di donne appartenenti al PCI, al PSI, al Partito d'Azione, alla Sinistra Cristiana e alla Democrazia del Lavoro e fu l’UDI a prendere l’iniziativa di celebrare, l’8 marzo 1945, le prime giornate della donna nelle zone dell’Italia libera, mentre a Londra veniva approvata e inviata all'ONU una Carta della donna contenente richieste di parità di diritti e di lavoro. Con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrato in tutta l'Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo, secondo un'idea di Teresa Noce[9], Rita Montagnana e di Teresa Mattei.

Nei primi anni Cinquanta, anni di guerra fredda e del ministero Scelba, distribuire in quel giorno la mimosa o diffondere Noi donne, il mensile dell'Unione Donne Italiane (UDI), divenne un gesto «atto a turbare l’ordine pubblico», mentre tenere un banchetto per strada diveniva «occupazione abusiva di suolo pubblico». Nel 1959 le parlamentari Pina Palumbo, Luisa Balboni e Giuliana Nenni presentarono una proposta di legge per rendere la giornata della donna una festa nazionale, ma l'iniziativa cadde nel vuoto.

Il clima politico migliorò nel decennio successivo, ma la ricorrenza continuò a non ottenere udienza nell'opinione pubblica finché, con gli anni settanta, in Italia apparve un fenomeno nuovo: il movimento femminista.


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Manifestazione femminista

Il femminismo

L'8 marzo 1972 la manifestazione della festa della donna si tenne a Roma in piazza Campo de' Fiori: vi partecipò anche l'attrice americana Jane Fonda, che pronunciò un breve discorso di adesione, mentre un folto reparto di polizia era schierato intorno alla piazza nella quale poche decine di manifestanti inalberavano cartelli con scritte inconsuete e «scandalose»: «Legalizzazione dell'aborto», «Liberazione omosessuale», «Matrimonio = prostituzione legalizzata», e veniva fatto circolare un volantino che chiedeva che non fossero «lo Stato e la Chiesa ma la donna ad avere il diritto di amministrare l'intero processo della maternità». Quelle scritte sembrarono intollerabili, perché la polizia caricò, manganellò e disperse le manifestanti.

Il 1975 fu designato come "Anno Internazionale delle Donne" dalle Nazioni Unite e l'8 marzo le organizzazioni femminili celebrarono in tutto il mondo proprio la giornata internazionale della donna, con manifestazioni che onoravano gli avanzamenti della donna e ricordavano la necessità di una continua vigilanza per assicurare che la loro uguaglianza fosse ottenuta e mantenuta in tutti gli aspetti della vita civile. A partire da quell'anno anche le Nazioni Unite riconobbero nell'8 marzo la giornata dedicata alla donna.

Due anni dopo, nel dicembre 1977, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione proclamando una «giornata delle Nazioni Unite per i diritti della donna e la pace internazionale» da osservare dagli stati membri in un qualsiasi giorno dell'anno, in accordo con le tradizioni storiche e nazionali di ogni stato. Adottando questa risoluzione, l'Assemblea riconobbe il ruolo della donna negli sforzi di pace e riconobbe l'urgenza di porre fine a ogni discriminazione e di aumentare gli appoggi a una piena e paritaria partecipazione delle donne alla vita civile e sociale del loro paese.


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La polizia carica un corteo femminista

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



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DONNA

Nel tuo esserci l'incanto dell'essere,
La vita, tua storia,
segnata dal desiderio d'essere
semplicemente donna!
Nel tuo corpo ti porti,
come nessun altro,
il segreto della vita!
Nella tua storia
la macchia dell'indifferenza,
della discriminazione, dell'oppressione…
in te l'amore più bello,
la bellezza più trasparente,
l'affetto più puro
che mi fa uomo!

Eliomar Ribeiro de Souza
(poeta brasiliano)



Violenza contro le donne

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Donna deturpata mediante acido, Cambogia

La violenza contro le donne è la violenza perpetrata contro donne basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani.

Termine analogo a quello di violenza contro le donne è il termine violenza di genere che in una accezione più ampia abbraccia oltre che la violenza contro le donne anche quella contro i minori. Questa terminologia è largamente usata sia a livello istituzionale
che da persone e associazioni di donne che operano nel settore.

«Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne» e quindi come «[…] uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini, così come viene rilevato nell'introduzione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993 che, nell'art.1, descrive la violenza contro le donne come «Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata».

La violenza alle donne solo da pochi anni è diventato tema e dibattito pubblico, mancano politiche in contrasto alla violenza alle donne, ricerche, progetti di sensibilizzazione e di formazione. Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti economici. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.



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Radiografia di piedi "loto d'oro"

Varie forme di violenza di genere

Da diverse ricerche emerge che la violenza di genere si esprime su donne e minori in vari modi ed in tutti i paesi del mondo. Esiste la violenza domestica esercitata soprattutto nell'ambito familiare o nella cerchia di conoscenti, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d'onore, uxoricidi passionali o premeditati. I bambini, gli adolescenti, ma in primo luogo le bambine e le ragazze adolescenti sono sottoposte all'incesto.

Le donne sono esposte nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro a molestie ed abusi sessuali, a stupri e a ricatti sessuali. In particolare verso le lesbiche sono agiti i cosiddetti "stupri correttivi"
. In molti paesi le ragazze giovani sono vittime di matrimoni coatti, matrimoni riparatori e/o costrette alla schiavitù sessuale, mentre altre vengono indotte alla prostituzione forzata e/o sono vittime di tratta. Altre forme di violenza sono le mutilazioni genitali femminili o altri tipi di mutilazioni come in un recente passato le fasciature dei piedi, le cosiddette "dowry death" (morte a causa della dote), l'uso dell'acido per sfigurare, lo stupro di guerra ed etnico.

Va citato il femminicidio che in alcuni paesi, come in India e in Cina, si concretizza nell'aborto selettivo (le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente) mentre in altri addirittura nell'uccisione sistematica di donne adulte. Esistono infine violenze relative alla riproduzione (aborto forzato, sterilizzazione forzata, contraccezione negata, gravidanza forzata).

Conseguenze della violenza

Nell'ambito del World report on violence and health l'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), esaminando esclusivamente la violenza da parte del partner, ha pubblicato il seguente elenco di possibili conseguenze sulla salute delle donne.



Fisiche

Lesioni addominali
Lividi e frustate
Sindromi da dolore cronico
Disabilità
Fibromialgie
Fratture
Disturbi gastrointestinali
Sindrome dell'intestino irritabile
Lacerazioni e abrasioni
Danni oculari
Funzione fisica ridotta



Sessuali e Riproduttive

Disturbi ginecologici
Sterilità
Malattia infiammatoria pelvica
Complicazioni della gravidanza/aborto spontaneo
Disfunzioni sessuali
Malattie a trasmissione sessuale, compreso HIV/AIDS
Aborto in condizioni di rischio
Gravidanze indesiderate



Psicologiche e Comportamentali

Abuso di alcool e droghe
Depressione e ansia
Disturbi dell’alimentazione e del sonno
Sensi di vergogna e di colpa
Fobie e attacchi di panico
Inattività fisica
Scarsa autostima
Disturbo da stress post-traumatico
Disturbi psicosomatici
Fumo
Comportamento suicida e autolesionista
Comportamenti sessuali a rischio



Conseguenze Mortali

Mortalità legata all’AIDS
Mortalità materna
Omicidio
Suicidio



Storia

I "Centri antiviolenza" e le "Case delle donne"

A partire dagli anni Settanta del XX secolo il movimento delle donne e il femminismo in Occidente hanno iniziato a mobilitarsi contro la violenza di genere, sia per quanto riguarda lo stupro sia per quanto riguarda il maltrattamento e la violenza domestica. Il movimento ha messo in discussione la famiglia patriarcale e il ruolo dell'uomo nella sua funzione di "marito/padre-padrone", non volendo più accettare alcuna forma di violenza esercitata sulla donna fuori o dentro la famiglia.

La violenza alle donne - in qualunque forma si presenti, e in particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare - è uno dei fenomeni sociali più nascosti; è considerato come punta dell'iceberg dell'esercizio di potere e controllo dell'uomo sulla donna e si estrinseca in diverse forme come violenza fisica, psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia.

Già negli anni Settanta le donne hanno istituito i primi Centri antiviolenza e le Case delle donne per ospitare donne che hanno subito violenza e che potevano trovare ospitalità nelle case rifugio gestite dalle associazioni di donne.

In Italia

Statistiche


Nel 2006, l'ISTAT ha eseguito un'indagine per via telefonica su tutto il territorio nazionale, raccogliendo i seguenti risultati:

Le donne tra i 16 e i 70 anni che dichiarano di essere state vittime di violenza, fisica o sessuale, almeno una volta nella vita sono 6 milioni e 743 mila, cioè il 31,9% della popolazione femminile; considerando il solo stupro, la percentuale è del 4,8% (oltre un milione di donne).
Il 14,3% delle donne afferma di essere stata oggetto di violenze da parte del partner: per la precisione, il 12% di violenza fisica e il 6,1% di violenza sessuale. Del rimanente 24,7% (violenze provenienti da conoscenti o estranei), si contano 9,8% di violenze fisiche e 20,4% di violenza sessuale. Per quanto riguarda gli stupri, il 2,4% delle donne afferma di essere stata violentata dal partner e il 2,9% da altre persone.
Il 93% delle donne che afferma di aver subito violenze dal coniuge ha dichiarato di non aver denunciato i fatti all'Autorità; la percentuale sale al 96% se l'autore della violenza non è il partner.
Nell'ambito di una precedente indagine ISTAT condotta nel 2004, il 91,6% delle donne che affermava di aver subito violenze dal coniuge aveva dichiarato di non aver denunciato i fatti all'Autorità.

L'indagine ISTAT del 2004, a differenza di quella condotta nel 2006, distingueva tra violenze sessuali (non meglio definite) e molestie sessuali; entro queste ultime – oltre a molestie verbali, telefonate oscene, esibizionismo e pedinamenti – erano tuttavia classificati anche atti di natura prettamente fisica (donneavvicinate, toccate o baciate contro la loro volontà). Inoltre, nell'indagine ISTAT del 2006 non sono stati raccolti dati sulle molestie verbali, il pedinamento, gli atti di esibizionismo e le telefonate oscene.

Centri antiviolenza

In Italia i primi Centri antiviolenza sono nati solo alla fine degli anni novanta ad opera di associazioni di donne proveniente dal movimento delle donne, tra cui la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e la Casa delle donne maltrattate di Milano. Ad oggi sono varie le organizzazioni che lavorano sui vari tipi di violenza di genere. I Centri antiviolenza in Italia si sono riuniti nella Rete nazionale dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne. Nel 2008 è nata una federazione nazionale che riunisce 58 Centri antiviolenza in tutta Italia dal nome "D.i.Re: Donne in Rete contro la violenza alle donne"


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



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Femminicidio

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Jakub Schikaneder, Omicidio in casa (1890)

Il termine femminicidio si riferisce a tutti quei casi di omicidio in cui una donna viene uccisa da un uomo per motivi relativi alla sua identità di genere (a volte questo genere di violenza è compiuto da persone che hanno legami strettamente sentimentali con la vittima come mariti o fidanzati, ma vengono compiuti anche da padri verso figlie, o addirittura da figli verso le madri) cioè di regola in relazione al fatto che la medesima è stata la moglie o in relazione sentimentale con l'autore del delitto, ovvero il medesimo autore presumeva che la vittima dovesse iniziare o continuare la relazione sentimentale o sessuale.

Il femminicidio, come cita il Devoto-Oli è "Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte".


Origine, significato e diffusione del termine

In lingua inglese il termine femicide (femicidio) veniva usato già nel 1801 in Inghilterra per indicare "l'uccisione di una donna".

Il termine è stato utilizzato dalla criminologa Diana Russell nel 1992, nel libro scritto insieme a Jill Radford Femicide: The Politics of woman killing. La Russell identificò nel femmicidio una categoria criminologica vera e propria: una violenza estrema da parte dell’uomo contro la donna «perché donna», in cui cioè la violenza è l'esito di pratiche misogine.

Un anno dopo, nel 1993, l'antropologa messicana Marcela Lagarde utilizza il termine femminicidio per comprendere:

« La forma estrema di violenza di genere contro le donne, prodotto della violazione dei suoi diritti umani in ambito pubblico e privato, attraverso varie condotte misogine - maltrattamenti, violenza fisica, psicologica, sessuale, educativa, sul lavoro, economica, patrimoniale, familiare, comunitaria o anche istituzionale - che comportano l’impunità delle condotte poste in essere tanto a livello sociale quanto dallo Stato e che, ponendo la donna in una posizione indifesa e di rischio, possono culminare con l’uccisione o il tentativo di uccisione della donna stessa, o in altre forme di morte violenta di donne e bambine: suicidi, incidenti, morti o sofferenze fisiche e psichiche comunque evitabili, dovute all’insicurezza, al disinteresse delle Istituzioni e alla esclusione dallo sviluppo e dalla democrazia »
(Marcela Lagarde)

Il termine è stato ripreso e diffuso da numerosi studi di diritto, sociologia, antropologia, criminologia e utilizzato negli appelli internazionali lanciati dalle madri delle ragazze uccise a Ciudad Juárez. "Nuestras Hijas de regreso a casa" è il movimento cofondato fondato da Marisela Escobedo Ruiz, uccisa nel gennaio 2010 in Messico nel corso della sua protesta per ottenere la verità sulla morte della figlia. A un anno di distanza Norma Andrade, altra fondatrice di Nuestra Hijas, subisce un attentato.
È proprio dall'analisi della diffusione dei crimini compiuti contro le donne che la Lagarde propone la sua definizione.


Il fenomeno in Italia

Da pochi anni in Italia si parla di questo problema. Esiste una oggettiva difficoltà nel rilevare il fenomeno e la sua diffusione, anche perché a livello istituzionale non vengono raccolti i dati in modo sistematico. Dal 2005 i Centri antiviolenza raccolgono i dati delle donne uccise dai casi riportati dalla stampa. Solo nel 2012, secondo l'indagine svolta dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna i femminicidi in Italia sono stati 124, i tentati omicidi di donne 47. Il 70% circa delle donne sono state uccise da uomini con cui le donne avevano o avevano avuto una relazione sentimentale (mariti, compagni, ex mariti, ex compagni etc.); la maggior parte degli omicidi vengono compiuti nella casa della coppia, della vittima o dell'autore, circa 80% delle donne sono italiane, come anche gli autori sono italiani; la maggior parte di loro vive nelle Regioni del Nord. Solo negli ultimi anni è nata una certa attenzione soprattutto nei mass-media con trasmissioni televisive come Amore criminale si è potuto notare l'impegno di giornalisti come Riccado Iacona, è nato uno spettacolo teatrale sull'omicidio di donne Ferite a morte, di Serena Dandini. I Centri antiviolenza ma anche molti Comuni e altri Enti pubblici per il 25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza alle donne e 8 marzo, Giornata internazionale della donna, organizzano flash mob, convegni, seminari, eventi pubblici di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne e il femminicidio. L'EU.R.ES, che da diversi anni svolge ricerche sugli omicidi volontari in Italia, solo nel 2012 ha pubblicato la prima ricerca specifica sul femminicidio dal titolo "Il femminicidio in Italia nell'ultimo decennio". A giugno 2013 il parlamento italiano ha ratificato la Convenzione di Istanbul e ad agosto 2013 il governo italiano ha emanato con decreto legge norme penali che aggravano le ipotesi di atti persecutori od omicidio contro il coniuge od il convivente, tramite specifiche aggravanti dei reati.

La statistica in Italia

Non esiste in Italia un osservatorio nazionale sul femminicidio come in altri paesi, per esempio Spagna e Francia, ma i dati vengono raccolti da associazioni e gruppi di donne basandosi esclusivamente dalle notizie riproposte dai mass-media. Tale metodologia fa supporre a una sottostima del dati in quanto non tutti gli omicidi sono riportati dalla stampa. Al numero di 124 donne uccise nel 2012, indicate dalla Casa delle donne, si devono aggiungere le vittime collaterali coinvolte nel femminicidio, quindi uomini e bambini (totale vittime 132). Anche il blog Bollettino-di-guerra rendiconta i casi di femminicidio tramite quotidiana analisi della cronaca nazionale, come anche la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna nel suo Blog dedicato al femicidio estrae i suoi dati per la compilazione della sua raccolta annuale. Lo stesso Bollettino di Guerra, conscio del ruolo della propria opera e della rinnovata attenzione che nel 2012 ha assunto il fenomeno a livello mediatico, ha avvertito l'esigenza di specificare il nuovo criterio di numerazione per non ingenerare gli equivoci attuali nel riportare le cifre in gioco e dal 20 ottobre 2012 ha specificato in un post a uso dei lettori occasionali il protocollo seguito fino ad allora e che includeva le vittime collaterali e dal 2013 le divide per genere e ruolo (collaterale o non). La parziale ricostruzione delle vittime fino al 20 di ottobre 2012 è operata dal Corriere della Sera e viene confermata dallo stesso Bollettino di Guerra, che d'altronde è l'unico osservatorio che rendiconti giornalmente i casi di cronaca sul femminicidio e che fornisca dati a chiunque sia interessato al fenomeno. Il blog ha deciso così di annunciare un cambiamento nel criterio di numerazione sentendosi in dovere di giustificare le 111 morti, a fronte delle 67 correttamente calcolate dal Corriere, che a quella data venivano dai media attribuite erroneamente al fenomeno del femminicidio. È importante specificare che, forse per non creare contraddizioni potenzialmente delegittimanti verso chi aveva fino a quel momento citato una cifra diversa, lo stesso Bollettino di Guerra ha continuato a contabilizzare le vittime per quel che rimaneva del 2012 con il vecchio criterio dell'includere le vittime collaterali e perciò a fine anno il contatore si è fermato a 124. Si osserva comunque che esiste un grosso limite in Italia per quanto riguarda la ricerca sul fenomeno femminicidio e il Ministero dell'Interno, Istat e altri Enti pubblici dovrebbero in modo tempestivo diffondere dati corretti e controllabili. La sensibilità a questo problema ha fatto introdurre nel codice penale italiano il reato di "stalking" o "atti persecutori" ma ancora non ci sono indagini criminologiche approfonditi sugli esiti di questa nuova legge.Va evidenziato anche che nell'ambito dei crimini persecutori o degli omicidi tra persone che hanno o hanno avuto tra loro una relazione sentimentale, il 20% circa è commesso da donne contro il partner maschile (ed una piccola percentuale anche nell'ambito di relazioni omosessuali).[senza fonte]

ONU: dichiarazioni e statistiche


La base dati della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) "La salute per tutti" per la Regione Europea, aggiornata fino al 2010-11, mostra chiaramente come:

in Italia il tasso di vittime di omicidi e lesioni colpose sia di uomini che di donne è in lento declino a partire dagli anni settanta;
questo declino è comune alla maggior parte dei paesi europei, con poche eccezioni;
la media in Italia, negli ultimi 20 anni si è mantenuta al di sotto di quella della EU;
il tasso di mortalità violenta per le donne in Italia negli ultimi anni è ampiamente al di sotto di quello degli uomini e si è ridotto anche rispetto agli anni '90, in cui aveva raggiunto 0,6 casi su 100.000, mentre nel 2008 era sceso a 0,39 su 100.000;
il tasso di mortalità per le donne in Italia è molto più basso della media delle donne europee, di quanto non sia quello degli uomini, rispetto alla loro media.
Rashida Manjoo, Special Rapporteur delle Nazioni Unite, nel rapporto sulla visita effettuata nel gennaio 2012 nel nostro paese per verificare l'applicazione CEDAW denuncia invece un elevato numero di femminicidi in Italia e richiama il governo a politiche in contrasto a questo fenomeno. Dalla lettura del documento emerge che Rashida Manjoo non presenta inedita documentazione, ma sottolinea come ci sia stato un limitato sforzo da parte del Governo e della società civile nel raccogliere dati sulla violenza contro le donne, incluso il femminicidio, e come invece questo sia importante per il corretto funzionamento delle politiche statali.



La convenzione di Istanbul

Il 15 maggio 2011 è stata sottoscritta ad Istanbul dai membri del Consiglio d' Europa la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Tuttavia vi è previsto che la convenzione entrerà in vigore (cioè diverrà vincolante per tutti gli stati membri del Consiglio d'Europa) solo dopo che almeno 10 stati membri l'avranno ratificata: sono quattro gli Stati che l'hanno ratificata rapidamente (Albania, Montenegro, Portogallo, Turchia), mentre il quinto è stato l'Italia con effetto dal 16 luglio 2013, mentre successivamente c'è stata la ratifica da parte dell'Austria e della Bosnia-Herzegovina(e quindi la convenzione è oggi in vigore solo nei sette stati che l'hanno ratificata, dei quali solo tre dell'Unione Europea.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



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Mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni genitali femminili (MGF), sono pratiche tradizionali che vengono eseguite principalmente in 28 paesi dell'Africa sub-sahariana, per motivi non terapeutici. Tali pratiche ledono fortemente la salute psichica e fisica di bambine e donne che ne sono sottoposte.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che siano già state sottoposte alla pratica 130 milioni di donne nel mondo, e che 3 milioni di bambine siano a rischio ogni anno. Il 6 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale contro l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili.


Tipi di mutilazioni

L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha classificato le mutilazioni in 4 tipi differenti, a seconda della gravità degli effetti:

Circoncisione (o infibulazione al-sunna): è l'asportazione della punta della clitoride, con fuoriuscita di sette gocce di sangue simboliche;
Escissione al-wasat: asportazione della clitoride e taglio totale o parziale delle piccole labbra;
Infibulazione (o circoncisione faraonica o sudanese): asportazione della clitoride, delle piccole labbra, di parte delle grandi labbra vaginali con cauterizzazione, cui segue la cucitura della vulva, lasciando aperto solo un foro per permettere la fuoriuscita dell'urina e del sangue mestruale;
Il quarto gruppo comprende una serie di interventi di varia natura sui genitali femminili.
Queste pratiche sono eseguite in età differenti a seconda della tradizione: per esempio nel sud della Nigeria si praticano sulle neonate, in Somalia sulle bambine, in Uganda sulle adolescenti.

Tutte queste mutilazioni ledono gravemente sia la vita sessuale sia la salute delle donne, ed è a tutela di queste ultime che si adoperano i movimenti per l'emancipazione femminile, soprattutto in Africa.

Le mutilazioni genitali femminili hanno gravissime conseguenze sul piano psicofisico, sia immediate (con il rischio di emorragie a volte mortali, infezioni, shock), sia a lungo termine (cisti, difficoltà nei rapporti sessuali, rischio di morte nel parto sia per la madre sia per il nascituro).

Campagne politiche internazionali contro le MGF


Una campagna per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili è stata lanciata negli anni novanta dalla leader politica Emma Bonino, che, a fianco dell'organizzazione Non C'è Pace Senza Giustizia, ha organizzato eventi, iniziative e conferenze sull'argomento con politici europei e africani.

In Italia nel 2008 un'altra campagna per la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sulle mutilazioni genitali femminili è stata creata da Mara Carfagna tramite il suo Ministero per le Pari Opportunità.

Nel settembre 2009 anche Amnesty International ha dato vita a una campagna europea contro le fgm denominata End Fgm[6]

Nel 2010 è stata rilanciata da Emma Bonino, Radicali Italiani e Non C'è Pace Senza Giustizia, la campagna contro le mutilazioni genitali femminili. In tutto il mondo, grazie alla loro iniziativa, sono state raccolte firme per un appello di messa al bando di questa pratica da presentare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite o almeno per una moratoria[7].

Il 20 dicembre 2012 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione sulla messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili. La risoluzione, depositata dal gruppo dei Paesi africani, è stata in seguito sponsorizzata dai due terzi degli stati membri delle Nazioni Unite.

Il 5 febbraio 2013, Plan Italia e Nosotras hanno lanciato la petizione “Stop alle Mutilazioni Genitali“ con lo scopo di chiedere al Futuro Governo Italiano di impegnarsi a porre fine alle Mutilazioni Genitali Femminili in Italia e nei Paesi dove ancora viene praticata.


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.



Diario di un dramma: uccise perché donne

Uomini violenti, che non accettano l'indipendenza delle proprie sorelle, figlie, compagne. Dall'inizio dell'anno la cronaca italiana ha raccontato già troppi casi di femminicidio


Il femminicidio è qualcosa di più dell'assassinio di una persona di sesso femminile, è la condanna senza appello di un comportamento che esula dal tradizionale ruolo della donna. Ci sono uomini che ancora attribuiscono alle donne il dovere di obbedienza assoluta, padri che impongono alle figlie stili di vita che non le rappresentano e sono pronti a sacrificarle in nome di un’insana idea di onore.


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Ci sono mariti che ritengono le mogli proprietà esclusive ed ex che, non accettando la fine di un rapporto, sfigurano la donna che dicono di amare perché non sia di nessun altro. Ci sono uomini che credono di poter fare ciò che vogliono con un essere umano solo perché si prostituisce o che si arrogano il diritto di giudicare e punire chi ha un orientamento sessuale ritenuto inaccettabile.
Queste le vicende più eclatanti del 2013, accomunate da ferocia e tragico epilogo.

OTTOBRE

26 ottobre 2013, Santa Margherita Ligure
Patricia Mendoza viene uccisa a coltellate nella casa in cui viveva, a Santa Maria Ligure. Arrestati il compagno, Manuel De Carmen Poveda Garcia, 62 anni. All'origine del gesto la crisi della relazione tra Poveda e la donna, 42 anni, anche lei originaria dell'Ecuador. L'uomo, ritrovato gravemente ferito sul luogo dell'omicidio, è accusato di omicidio volontario.

26 ottobre 2013, Calvisano (Brescia)
Donato Fanelli, un anziano di 84 anni, accoltella e uccide Giuliana Moreni, la moglie 82enne. Ferito anche il nipote dell'uomo, Laerte, intervenuto in difesa della donna. L'anziano, che è stato poi fermato dai carabinieri, ha aggredito la moglie al culmine di una lite.

25 ottobre 2013, Grosseto
E' in stato di fermo il compagno italiano di Il corpo di Irina Meynster, 47 anni, badante ucraina di cui si erano perse le tracce dal 16 ottobre, viene stato trovato in un dirupo all'Argentario, in provincia di Grosseto. Per l'omicidio viene fermato il compagno, Sergio Bertini, tecnico informatico 47enne: è accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere.

16 ottobre 2013, Pescina (L'Aquila)
Era stato allontanato dalla moglie perché accusato di molestie sessuali e violenza nei confronti della figlia. Per questi motivi serbava un forte rancore per le due donne. Così Veli Selmanaj ha ucciso a colpi di pistola Fatima e la figlia Sene Ada. Fermato, ha confessato.

12 ottobre 2013, Barbarano Romano (Viterbo)
Un 65enne di origini napoletane uccide con un grosso coltello da cucina la convivente 52enne. L'uomo poi si è consegnato ai carabinieri.

11 ottobre 2013, Loano (Savona)
Dramma a Loano, nel Savonese. Un uomo di 55 anni, Paolo Moisello, ha ucciso con un colpo di pistola la moglie, Stefania Maritano, 49 anni. La donna era vicesindaco di Borghetto Santo Spirito. Il 55enne ha poi rivolto l'arma contro se stesso.

9 ottobre 2013, Rovereto (Trento)
Un 28enne colombiano ha ucciso la moglie 29enne soffocandola e poi si è suicidato buttandosi sotto a un treno.

2 ottobre 2013, Caltagirone (Catania)
Un uomo di 67 anni ha ucciso la moglie 63enne con un colpo di pistola, dopo avere ferito un figlio di 44 anni in modo grave, e mancato la figlia di un anno più grande. Il 67enne si è poi tolto la vita suicidandosi con un altro colpo di fucile.

SETTEMBRE

28 settembre 2013, Pinerolo (Torino)
Uccisa a coltellate dal marito nel cuore della notte. L'omicidio di Maria Pia Garnero, 64 anni, è avvenuto al culmine di un litigio: "Stava male, soffriva di crisi nervose", ha detto l'uomo all'arrivo dei Carabinieri.

23 settembre 2013, Taranto
È deceduta dopo una settimana di agonia Ilaria Pagliarulo. La 20enne era stata ferita da colpi di pistola esplosi dal convivente: in passato era stata vittima di frequenti violenze da parte dell'uomo, ma non aveva avuto la forza di denunciarlo.

23 settembre 2013, Villacidro (Cagliari)
Il suo corpo è stato trovato dai carabinieri a bordo di un'auto abbandonata nelle campagne intorno a Villacidro. Marta Deligia, 26 anni, è stata uccisa dall'ex fidanzato: dopo il delitto ha telefonato al 112 dicendo di aver fatto una cavolata e di volersi suicidare. È stato arrestato.

20 settembre 2013, Reggio Calabria
Uccisa sulla spiaggia mentre prendeva il sole: Tatiana Kuropatyk, ucraina di 41 anni, pensava di trascorrere un pomeriggio tranquillo a Brancaleone, nel Reggino. E' stata invece avvicinata da un balordo. La donna è stata violentata e uccisa dopo essere stata colpita più volte con un sasso. L'uomo ha poi bruciato il cadavere.

17 settembre 2013, Udine
Uccisa a coltellate mentre faceva jogging: il cadavere di Silvia Gobbato, praticante avvocato di 28 anni, è stato ritrovato lungo una via di campagna nelle vicinanze del parco del Cormor.

17 settembre 2013, Civitanova Marche (Macerata)
Uccisa a coltellate per strada dall'ex marito: così è morta Maria Pia Vigoni, 66 anni. L'assassino l'ha aspettata mentre andava a lavoro, colpendola al volto e al corpo con molteplici fendenti.

7 settembre 2013, San Martino in Strada (Lodi)
Ha abusato di lei, poi l'ha strangolata e abbandonata nuda nelle campagne: questa l'atroce fine di Lavinia Simona Ailoiaei per mano di un uomo conosciuto su internet. La ragazza, cittadina rumena, aveva solo 18 anni.

4 settembre 2013, Bari
Colpita con decine di coltellate: è stata uccisa così la psichiatra Paola Labriola, 53 anni, per mano di un paziente che aveva in cura.


AGOSTO

31 agosto 2013, Gambara (Brescia)
Il cadavere di una donna brasiliana di 29 anni, Marilia Rodrigues Martins, viene trovato nell'ufficio dove lavorava. Per l'omicidio è stato fermato il suo datore di lavoro, padre del bambino che la giovane portava in grembo.

25 agosto 2013, Desulo (Nuoro)
Uccisa nel sonno dal marito. Così è morta Giuseppina Brodu, di 62 anni. Il marito, allevatore, ha poi tentato di suicidarsi.

17 agosto 2013, Borgo San Dalmazzo (Cuneo)
Aggredita fino alla morte a colpi di bottiglia. Questa la fine di Maria Grazia Giummo, 38enne vittima della furia del compagno.

13 agosto 2013, Avola (Siracusa)
Antonella Russo, 48 anni, è stata uccisa dal marito ad Avola, nel Siracusano, con un colpo di fucile. L'uomo si è poi tolto la vita. La coppia si stava separando.

12 agosto 2013, Pinzolo (Trento)
Lucia Bellucci, 31 anni, addetta ad un centro benessere di Pinzolo, in Trentino, era sparita venerdì 9 dopo una cena con l'ex fidanzato. Il cadavere è stato trovato in un garage a Verona. Fermato l'uomo, noto avvocato di 44 anni.


LUGLIO

29 luglio 2013, Taurisano (Lecce)
Erika Ciurlia, 43 anni, è stata uccisa dall'ex marito a colpi di arma da fuoco: erano separati da un mese e mezzo. L'uomo poi si è suicidato.

28 luglio 2013, Marina di Massa (Massa Carrara)
Cristina Biagi è stata uccisa dall'ex marito mentre stava lavorando in un ristorante. L'uomo, dopo aver sparato al compagno della donna, si è tolto la vita.

21 luglio 2013, Gela (Caltanissetta)
Maria Nastasi, di 46 anni, è stata uccisa con quattro colpi di pistola al volto dal convivente. L'uomo, che dopo il delitto si è suicidato, era furibondo perché temeva di essere tradito.

10 luglio 2013, Palermo
Una donna di 26 anni, Rosy Bonanno, è stata uccisa nella sua casa dal convivente. L'uomo, l'ha accoltellata a morte al culmine di un litigio. Era già stato denunciato sei volte per stalking.

9 luglio 2013, Landriano (Pavia)
Accoltellata alla gola durante una lite. Tiziana Rizzi, 36 anni, è stata uccisa da suo marito: in casa c'era anche il loro bimbo di due anni e mezzo.

1 luglio 2013, Cologno Monzese (Milano)
Un albanese di 30 anni uccide la moglie gettandola dal balcone del loro appartamento durante una lite. La 31enne Silvia H. è morta dopo un volo di nove piani.


GIUGNO

30 giugno 2013, Bra (Cuneo)
Lei si rifiutava di parlargli, prima di allontantanarsi le ha sferrato un pugno, poi è tornato armato di pistola: Marta Forlani è stata uccisa dall'ex marito, in passato l'aveva già minacciata.

25 giugno 2013, Agrigento
Il cadavere di Giovanna Longo, 60 anni, è stato trovato abbandonato lungo la strada, nella zona dello stadio di Ravanusa (Agrigento). Fermato il marito della vittima, Luigi Gallo, 63 anni, che le ha sparato al mercato. Poi ha aperto il fuoco contro la folla, ferendo un passante, ed è fuggito.

25 giugno 2013, Polla (Salerno)
Il corpo di Olena Tonkoshkurova, 50 anni, di nazionalità ucraina, è stato trovato all'interno di un'abitazione andata a fuoco nel centro storico di Polla, in provincia di Salerno. Il cadavere aveva alcune ferite di arma da taglio alla gola.

21 giugno 2013, Benevento
Raffaella Ranauro, 41 anni, è stata uccisa dal marito: con il suo Suv ha tagliato la strada all'auto della moglie, è sceso dalla vettura e ha sparato un colpo attraverso il finestrino. Poi si è suicidato.

18 giugno 2013, San Giovanni al Natisone (Udine)
Accoltellata ferocemente davanti alle figlie. È morta così la 32enne Irma Hada, albanese, vittima di un uomo violento che negli ultimi anni l'aveva ridotta a vivere nel terrore.

14 giugno 2013, Foligno (Terni)
Sandita Munteanu, cittadina rumena di 35 anni, viene sgozzata in strada dal convivente. Dopo averla abbandonata in una pozza di sangue, l'uomo fugge in auto: braccato dai carabinieri, accosta e si suicida con una coltellata al cuore.


MAGGIO

24 maggio 2013, Corigliano Calabro (Cosenza)
Da subito i carabinieri sospettano di lui, fidanzato della 16enne il cui corpo carbonizzato è stato trovato nelle campagne di Corigliano Calabro. Messo sotto torchio, alla fine il giovane confessa di aver accoltellato Fabiana Luzzi e aver dato fuoco al cadavere.

24 maggio 2013, Guardamiglio (Lodi)
L’ha aspettata fuori dalla casa dove lei lavorava e trascinata in un giardino pubblico. Questi gli ultimi istanti di vita della rumena Angelica Timis, 35 anni, uccisa a coltellate dall’ex convivente, un italiano che la perseguitava da un anno.

22 maggio 2013, Cadoneghe (Padova)
Uccisa mentre dormiva con un colpo di pistola alla nuca dal marito, un agente di Polizia che poi si è tolto la vita con la stessa arma. Silvana Cassol, 50 anni, sarebbe morta perché lui non accettava le fratture nel loro rapporto.

15 maggio 2013, Palermo
Le hanno trovate stese sul letto: Erika Pechulska aveva ancora un sacchetto di plastica stretto attorno al collo, la coinquilina Micaela Gauril invece era stata accoltellata. Dopo il duplice delitto, l’ex marito di quest’ultima si è gettato sotto un treno.

3 maggio 2013, Roma
Le ha sparato un colpo alla nuca, poi si è suicidato con la stessa pistola. È finita così la storia della 28enne Chiara Di Vita, uccisa dal marito, una guardia giurata. Il loro unico figlio era a scuola.

2 maggio 2013, Roma
Alessandra Iacullo ha 30 anni quando viene trovata sotto il suo motorino in un lago di sangue in una strada alla periferia di Roma. Ad ucciderla, al culmine di un alite per gelosia, l'uomo con cui aveva appena chiuso una relazione.

2 maggio 2013, Castagneto Carducci (Livorno)
Ilaria Leone ha solo 19 anni. È stata strangolata a mani nude e abbandonata in un bosco: l’hanno ritrovata svestita e con ecchimosi sul corpo. Ad ucciderla sarebbe stato un senegalese senza permesso di soggiorno, su cui pendeva una procedura di espulsione già avviata. Era conosciuto come persona violenta e con precedenti per lesioni, furto e danneggiamento.


APRILE

18 aprile 2013, Acilia (Roma)
Era stato denunciato tre volte, ma le accuse dell’ex moglie non erano sufficienti. Michela Fioretti è stata assassinata da un uomo che la subissava di minacce. Era una guardia giurata, non gli hanno nemmeno tolto il porto d’armi.

16 aprile 2013, Montebelluna (Treviso)
Dopo la fine della loro storia le aveva pure comprato una pagina di giornale per dirle quanto l’amasse. Ma per Denise Morello, 22 anni, la storia era chiusa. L’ha raggiunta nel parcheggio del supermercato dove lavorava e l’ha freddata con un colpo di pistola, diritto alla nuca. Poi si è tolto la vita.

7 aprile 2013, Marcelli di Numana (Ancona)
Adriana Mihaela Simion si era trasferita dalla Romania, aveva 26 anni e si prostituiva. È stata ritrovata senza vita nel suo appartamento, diverse le ferite da arma da taglio sul corpo.

6 aprile 2013, Cisterna (Latina)
Ventiquattro ore, poi la confessione: era stato lui ad uccidere a coltellate Francesca Di Grazia e Martina Incocciati. Non sopportava più le loro continue richieste di denaro. L’uomo era rispettivamente ex marito e patrigno delle vittime.

1 aprile 2013, Ravenna
È stata ritrovata sul letto della sua abitazione Adela Simona Andro, infermiera di 35 anni. Accanto a lei c’era il marito, che l’aveva appena strangolata.


MARZO

27 marzo 2013, Porto Recanati (Macerata)
La 57enne Anna Maria Gandolfi è stata ritrovata con la testa fracassata: il marito, al culmine di una lite, l’ha spinta facendole sbattere la testa contro un tavolo.

2 marzo 2013, Attimis (Udine)
Denise Fernella Graham, originaria di Antigua, risiedeva da tempo in Italia. È stata la gelosia a scatenare la furia del marito, che l’ha presa a bastonate inferendole un colpo letale alla testa.


FEBBRAIO

27 febbraio 2013, Rieti
Uccisa dal compagno a colpi di mattarello, prima alla testa, poi all’addome. Questa la fine di una 38enne macedone residente a Rieti. Dopo averla uccisa, l’uomo ha avvertito la polizia.

24 febbraio 2013, Budrio (Bologna)
Il litigio, poi l’accoltellamento: Jamila Assafa è morta a causa della furia del marito. L’uomo, marocchino come la vittima, è poi scappato con i figli.

11 febbraio 2013, Napoli
È morta dopo tre giorni di agonia Giuseppina Di Fraia, 52 anni, aggredita dal marito che la investì con l'auto e poi le diede fuoco. L’uomo non ha fornito alcun alibi: sarebbe stato un raptus improvviso.

3 febbraio 2013, Dolianova, (Cagliari)
Il marito prima l’ha colpita con un martello, poi ha tentato il suicidio con il gas. Giuseppina Boi, di 87 anni, è stata ritrovata dai carabinieri in un lago di sangue.

3 febbraio 2013, Casal di Principe (Caserta)
Olayemi Favour aveva 24 anni, veniva dalla Nigeria e non aveva legami diretti col suo carnefice. Per vendicarsi dell’ex, coinquilina di Olayami, l’uomo ha dato fuoco alla loro abitazione.


GENNAIO

24 gennaio 2013, Vercelli
Domika Xhafa è stata trovata morta in una strada della provincia piemontese. Ad ucciderla il compagno che, costituendosi ai carabinieri, ha raccontato di averla uccisa in seguito a una lite accesa da futili motivi. Lui ha perso la testa, Domika, 47 anni, ha perso la vita.

18 gennaio 2013, Bernareggio (Monza e Brianza)
Antonia Stanghellini, 47enne originaria di Cremona, è morta per mano del’ex marito: aveva ancora le chiavi dell’appartamento della donna, si comportava da padrone in casa sua e non accettava che lei “non gli portasse rispetto”.

17 gennaio 2013, L’Aquila
È stata una vera e propria esecuzione la morte di Boshti Hrjeta, 36 anni. Un solo colpo, vicino all’orecchio, sparato dal padre dei suoi quattro figli. La donna si era rifatta una vita con un nuovo compagno.


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