Perchè questo dipinto rappresenta il 1 MAGGIO festa dei lavoratori
Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo è un’opera che rappresenta le rivendicazioni dei lavoratori di fine Ottocento.
Intorno al 1880, durante una manifestazione di protesta per il caro pane Pellizza da Volpedo realizzò alcuni schizzi. Da questi primi studi dipinse poi l’opera Fiumana conservata presso la pinacoteca di Brera di Milano. L’artista impiegò dieci anni per elaborare la tela definitiva. Pellizza da Volpedo fu ossessionato dall’idea di realizzare quest’opera. Per questo motivo si ridusse quasi in miseria e per sostentarsi faceva ricorso al cibo che gli mandava la famiglia da Volpedo.
Solidale con il popolo milanese decise, probabilmente, di realizzare la grande opera di denuncia in seguito alla strage ordinata da Bava-Beccaris del 6-9 maggio 1898. Il generale milanese, per ingraziarsi il governo, aprì il fuoco contro un corteo di operai che si recava presso la Pirelli. I cannoni uccisero 81 cittadini e causarono centinaia di feriti. In seguito alla strage di stato, peraltro non autorizzata, lo stesso Gabriele D’Annunzio, appena saputa la notizia, si spostò dai banchi della destra verso quelli della sinistra facendo cadere il governo.
In origine il dipinto doveva essere intitolato Ambasciatori della pace e poi Il cammino dei lavoratori
Nel dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo un corteo di lavoratori è in cammino. La folla, compatta, avanza verso il fronte del quadro con grande determinazione. Sui volti, infatti, si leggono fierezza e la volontà di rivendicare i propri diritti. In primo piano, guidano il corteo a sinistra un uomo anziano, al centro un giovane mentre a destra una donna con in braccio il suo bambino. Questi tre personaggi rappresentano le componenti della classe sociale più umile dell’epoca.
Gli uomini e la donna in primo sono vestiti con abiti poveri ma dignitosi. Il giovane uomo indossa una camicia con al di sopra un gilet. Sul capo porta un cappello e la giacca è tenuta elegantemente da una mano e pende dietro la schiena. La sua postura è calma è sicura. Infatti la sua mano destra sorregge la giacca senza affanno mentre la sinistra è fermamente poggiata sulla tasca.
La donna, invece, sembra rivolgersi all’uomo per farlo desistere dal condurre la manifestazione. I suoi piedi sono nudi. Anche il bambino che porta in braccio è nudo e abbandonato nella stretta della madre. Gli uomini che seguono i tre personaggi gesticolano visivamente come per rivendicare le proprie istanze. A sinistra una donna segue il corteo, come altre donne sulla destra. Un uomo con una giacca sulle spalle tiene per mano un bambino. Giovani, maturi e anziani procedono compatti verso il fronte del dipinto.
Giuseppe Pellizza da Volpedo dipinse
Il Quarto Stato con l’intenzione di documentare le rivendicazioni sociali della sua epoca. Il titolo dell’opera, Quarto Stato, si riferisce ad un termine utilizzato durante la rivoluzione industriale ottocentesca. Si indicava, così, la classe lavoratrice formata da operai contadini e artigiani. Il termine nacque durante la rivoluzione francese per indicare lo strato più basso della società’, quello dei subalterni al terzo stato cioè la borghesia. I lavoratori rappresentati nel dipinto manifestano per i propri diritti e sono quindi in sciopero.
La massa dei lavoratori avanza compatta e quindi assume forza e potere per contrattare il proprio giusto salario. Le figure in primo piano, due uomini e una donna con il bambino hanno un gran significato simbolico. La luce che colpisce radente gli uomini e illumina in pieno la donna, dà significato alla loro figura. La sua immagine ricorda quella di una maternità cristiana. Le figure sono più sfocate e oscurate verso il fondo. La luce è più intensa in testa al corteo, e gli uomini procedono verso la fonte luminosa.
I lavoratori escono dall’oscurità dell’ignoranza per conquistare un proprio posto al sole. Il dipinto fu ambientato a Volpedo, un luogo di campagna e i personaggi erano abitanti del luogo. L’artista volle, così, raffigurare un gruppo indefinito di lavoratori. Giuseppe Pellizza da Volpedo fu a fianco di questi manifestanti e con la loro rappresentazione compì un gesto simbolico di speranza rivoluzionaria.
Una volta terminato il dipinto Pellizza da Volpedo lo espose a Torino nel 1902. Purtroppo la critica lo ignorò completamente. Nel 1904 l’artista lo inviò a Roma per la Quadriennale ma anche qui nessuno se ne interessò. Pellizza ritentò, quindi, nel 1906 in occasione della grande esposizione organizzata per il traforo del Sempione. Il Quarto Stato venne però rifiutato con la motivazione che era troppo triste e non consono ad una manifestazione del genere. Purtroppo, Giuseppe Pellizza da Volpedo morì l’anno seguente, suicida con un colpo di rivoltella, anche a causa di questi mancati riconoscimenti.